C’è un luogo nel cuore della Pianura Padana, lontano dalle classiche rotte turistiche, un piccolo paese a una decina di km da Modena, che custodisce grandi tesori, il suo nome è Nonantola. Un insolito viaggio che esprime la bellezza di un territorio poco conosciuto, capace di raffigurare un’architettura dell’antico e trasmettere scenografie di emozioni con i suoi palazzi storici, la sua abbazia, il suo museo e le sue ville d’epoca.
L’aria è fresca, siamo nel pieno dell’autunno e le chiome colorate degli alberi, ci accompagnano nella nostra visita. Per poter comprendere la storia di questo comune, dobbiamo addentrarci nelle vie del centro. Il centro storico si presenta come un dipinto. Il nostro sguardo viene catturato da un bellissimo palazzo dalle linee sette-ottocentesche: la Residenza Nuova della Partecipanza Agraria di Nonantola, sede del Comune fino al 1898.
Percorriamo la strada principale del centro storico, Via Roma, dove possiamo osservare alcuni palazzi di bella fattura tra cui spicca Palazzo Previdi. Siamo nel cuore del borgo, nella piazza Caduti Partigiani, dove sorge il complesso dell’antico monastero che testimonia, l’articolata struttura dei centri monastici. L’elemento centrale è l’Abbazia di San Silvestro, uno dei più significativi esempi d’arte romanica del Nord Italia insieme al Duomo di Modena.
Il suo splendore risiede anche nelle sue enormi dimensioni, nella sua serenità incolore e nella sua austerità.
Una struttura imponente suddivisa in tre navate che incanta per la sua maestosità. La chiesa abbaziale nel passato rappresentava il cuore religioso e centro culturale dell’Europa medievale. Proprio così, in un piccolo paese di provincia immerso nella Pianura Padana, si possono ammirare 1300 anni di storia e di arte, un patrimonio emblema di epoche passate.
Fin dalla sua edificazione e fino al periodo della nascita dei Comuni, l’Abbazia ha goduto del favore degli imperatori, in particolare durante il regno di Carlo Magno e dei Carolingi. All’esterno la facciata è dominata dal protiro, retto da due colonne su leoni stilofori, e fa da cornice allo splendido portale di Wiligelmo. Una volta varcato il portale veniamo sopraffatti da quel senso di sospensione, di vastità che l’abbazia ha il potere di emanare. Rimaniamo colpiti dall’interno, che si manifesta solenne e austero nella sua semplicità, ritmato dai possenti pilastri che convergono verso l’altare maggiore (XVI secolo) dedicato a San Silvestro. Fermati, rifletti e ammira è così che questa antica abbazia continua a suggerirci e ad esortarci.
Il suo splendore risiede anche nelle sue enormi dimensioni, nella sua serenità incolore e nella sua austerità.
La chiesa è stata luogo di pellegrinaggi, essendo uno dei maggiori centri monastici d’Europa e custode di reliquie fondamentali per l’ecumene cristiano, come l’Insigne Reliquia della Santa Croce, e quelle di sette santi: i Papi Silvestro I e Adriano III, l’abate fondatore Sant’Anselmo, i martiri Senesio e Teopompo e le vergini Anseride e Fosca. La forte presenza spirituale sembra dilatarsi e avvolgerci sotto questo enorme tetto, ma l’Abbazia è nota anche per aver dato un’impronta indelebile all’organizzazione sociale e culturale dell’epoca.
Ci lasciamo guidare dal nostro stupore e giungiamo alla cripta, dove le sue 64 colonnine di pietra antica sembrano levigate dall’intensità del trascorrere dei secoli. Le luci e le ombre cambiano quasi fosse viva e qui la voce dell’abbazia si fa potente e regale. Non c’è un solo centimetro di queste mura che non ci parli dei suoi tempi gloriosi.
Un viaggio dell’anima che si conclude con la visita al Museo Benedettino inaugurato nel 2000 durante il Grande Giubileo. Questo è un luogo unico al mondo per la presenza di opere d’arte di fama internazionale. Il suo fulcro è rappresentato dalla sala della Reliquia della Santa Croce (X sec.), una dei maggiori frammenti del legno della croce di Cristo riconosciuti dalla Cristianità, che insieme ad altre opere straordinarie, contornate da un suggestivo allestimento, danno vita alla sezione del Tesoro Abbaziale: il Braccio reliquiario di San Silvestro I Papa (1372), la stauroteca a doppia traversa con Costantino ed Elena (XI-XII sec.), la cassetta reliquiario argentea contenente le calotte craniche dei martiri Senesio e Teopompo (XII sec.), la cassettina in avorio (XII sec.), e i rarissimi sciamiti bizantini ritrovati fortuitamente nel 2002 in una nicchia nel muro dell’Abbazia (IX-X sec.), considerati dagli storici dell’arte una delle rarissime testimonianze tessili superstiti al mondo.
L’immenso patrimonio storico-culturale prosegue negli splendidi codici medievali provenienti dallo scriptorium monastico: l’Evangelario di Matilde di Canossa (XI sec.), il Graduale o Cantatorio, antico codice musicale contenente le melodie gregoriane (XI sec.) e l’Acta Sanctorum (XII sec.).
Un’ampia sezione è infine dedicata alle pergamene dell’Archivio storico Abbaziale, il più ricco di pergamene dopo quello vaticano. Qui troviamo il diploma con il monogramma di Carlo Magno, di Ludovico il Pio, di Carlomanno, di Carlo il Grosso, di Lotario, di Ottone I e diverse pergamene come quella siglata da Matilde di Canossa, da Federico Barbarossa, e dall’Abate nonantolano Gotescalco che ha dato origine alla Partecipanza Agraria.
Il nostro viaggio è giunto al termine. Ogni momento vissuto in questo borgo di pianura è stato un’esperienza preziosa. Un microcosmo infinito che abbiamo catturato nella nostra mente, come un obiettivo fotografico, dove la semplicità del vivere quotidiano s’incontra con la magnificenza dell’arte e della storia d’Italia.