“Ecco il paese, ecco il piccolo mondo di un mondo piccolo piantato in qualche parte dell’Italia del Nord. Là in quella fetta di terra grassa e piatta che sta tra il fiume e il monte, fra il Po e l’Appennino. Nebbia densa e gelata l’opprime d’inverno, d’estate un sole spietato picchia martellate furibonde sui cervelli della gente e qui tutto si esaspera. Qui le passioni politiche esplodono violente e la lotta è dura ma gli uomini rimangono sempre uomini e qui accadono cose che non possono accadere da nessun’altra parte“.
Così inizia il primo episodio del film Don Camillo. Un personaggio nato dalla penna di Giovannino Guareschi, uno straordinario scrittore che ha saputo mettere nero su bianco lo spirito della Bassa Emiliana. Lui nato proprio in quelle terre, a Fontanelle di Roccabianca (PR), ha rappresentato con sublime ironia ed eleganza le peripezie tra il parroco e il sindaco di questo mondo piccolo. Un mondo, che per chi non lo conosce, non è facile da penetrare e da cogliere. Sono luoghi dove l’acqua, il fiume, la pianura che si estende a perdita d’occhio, rappresentano i protagonisti di un’anima paesana che rende questa parte di Pianura Padana suggestiva e malinconica. Non importa sapere se parliamo della provincia modenese, reggiana, parmense o ferrarese, quando si tratta di Bassa è quella Emiliana, perché la sua identità non ha confini di provincia.
In questo racconto vorrei parlare dell’opera di Don Camillo, per chi come me, vede racchiusi in quei personaggi, ricordi e nostalgie accumulate nella propria mente. È incredibile come questi racconti, scritti sul finire degli anni 4o, riescano a riportarci verso le nostre radici, verso il sogno con cui sempre riviviamo l’appartenenza alla nostra terra.
Sentimenti che affiorano e che ci emozionano, episodio dopo episodio, nonostante la trasposizione cinematografica, sia filtrata dall’idea che il regista aveva della bassa. Brescello è il paese scelto da Julien Duvivier, poiché ben si adattava alle riprese.
In realtà la bassa è quel piccolo mondo, che racchiude il carattere di una comunità che nel mio caso, ho potuto assaporare e vivere fin da bambina, forse è per questo che sono così legata a questa melodia paesaggistica.
Ho potuto gustare la libertà girando per le strade bianche vicino alla casa di campagna dei miei zii, scoprendo che la vita del paese aveva il suo fulcro intorno alla piazza, circondata da piccole case dai colori pastello, mentre di sera dalla campagna circostante, si sprigionava un profumo di pomodori e anguria che qui trovavano il loro ambiente ideale.
Ricordo come l’orizzonte fosse senza fine e come d’estate una casa nella vastità della campagna, al tramonto potesse essere illuminata dai raggi, diventando come una stella nella penombra del campo di grano. Qui il cielo sembra grandissimo, forse è per questo che ogni volta che andavo a trovare i miei zii, provavo un tale senso di tranquillità, che non ho mai vissuto altrove.
Provo gratitudine e anche un profondo orgoglio nel sapere che gli episodi di Don Camillo sono diventati un capolavoro letterario anche al di fuori dei confini nazionali.
Era il 1948 quando è uscita la prima raccolta con il titolo Don Camillo e il libro ha avuto fin da subito un grande successo. È stato tradotto nelle principali lingue, ma non solo. Ha raggiunto anche i Paesi più insoliti come il Giappone, il Libano, la Grecia, la Turchia, la Svezia, l’Ucraina, gli Stati Uniti, così come è stato tradotto in bulgaro, russo, ucraino e vietnamita per emissioni radiofoniche ad opera della BBC. Sono state vendute circa 20 milioni di copie in tutto il mondo, oltre a diverse dediche che sono state fatte al personaggio Don Camillo, come ad esempio un lambrusco e un soprabito da donna.
Ma torniamo a quel piccolo mondo, dove il sole in estate picchia martellate sulla testa della gente e dove la nebbia densa e gelata lo avvolge d’inverno.
La bassa emiliana è come uno di quei luoghi che ricreiamo nella nostra mente attraverso ricordi ed emozioni, raggiungibile ogni volta col pensiero. Possiamo sentirne i profumi, il caldo afoso e la nebbia che scende d’inverno cancellando il paesaggio, mentre tutt’intorno è silenzio.
Ci sono un paio di frasi che mi hanno colpito particolarmente nel libro che racconta la vita di Guareschi attraverso la voce dei figli: “ Sempre mi sta nel cuore il mio paese”. “Mai dimenticherò quei luoghi cari dove trascorsi la mia più tenera età, i miei compagni, la casa abbandonata (…) il piccolo cimitero dove sono sepolti i miei nonni (…)”.
Frasi semplici che racchiudono un grande significato per chiunque di noi abbia nel suo immaginario i luoghi d’infanzia, quelli della spensieratezza e delle forti emozioni.
La Bassa, raccontata da Giovannino Guareschi in Don Camillo, si trasforma in una passeggiata nei ricordi, in cui emergono i particolari e le sfumature di un territorio dove il fiume (non importa quale esso sia), la vasta pianura argillosa, la nebbia fitta, il sole rovente, le strade strette dagli argini, sono i protagonisti di scenari di vita di quel piccolo mondo emiliano che ci riporterà in quel passato che ci ha preparato per il nostro presente.